L’immobile di Via Marsala 8 a Roma, è stato edificato per l’Automobile Club d’Italia su progetto degli architetti Luigi Mainardi e Ugo Sommajuolo. La costruzione del palazzo venne completata nel 1958.
La sede ACI
La sede centrale di ACI Italia è a Roma, in Via Marsala 8, nei pressi della Stazione Termini.
Il patrimonio artistico ACI: artisti per ACI
L’attenzione dell’ACI per la storia, l’arte e la cultura si manifesta nella collezione d’arte dell’Ente: un patrimonio importante, tutelato dall’Ente nella propria sede di via Marsala a Roma e oggetto di divulgazione attraverso pubblicazioni e brochure.
All’interno della sede nazionale trovano posto anche alcune opere, affidate ad artisti contemporanei e che testimoniano, una volta di più, della continuità tra passato, presente e futuro, una delle caratteristiche principali dell’intero mondo ACI.
Luigi BROGGINI (1908 – 1983) – Vittoria

Raffinato scultore e ceramista, Luigi Broggini fu uno dei protagonisti nella scena delle arti figurative italiane nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale. Partecipò fra il 1938 e il 1942 al movimento milanese “corrente” nato intorno alla rivista “Corrente di vita giovanile”, insieme a Treccani, Guttuso, Sassu e Tassinari. Nel 1952 ha realizzato il “Cane a 6 zampe” celebre marchio dell’Agip.
La “Vittoria”, superbo esempio della sua scultura illuminata, venne collocata nella sede dell’ACI di via Marsala a Roma, al momento dell’inaugurazione, nel 1960.
Amerigo TOT (1909 – 1984) – Bassorilievo monocromo in cemento armato “Fari, pistoni e semafori”

Scultore e pittore magiaro, Amerigo Tot aveva lo studio a Roma. È suo il bassorilievo, di lontana ascendenza futurista posto un tempo quale fregio sulla pensilina della stazione Termini a Roma e ora collocato al VI piano del Palazzo dell’ACI di Via Marsala.
Tot è stato anche l’autore del martello e della cazzuola utilizzati da Papa Paolo VI in occasione dell’anno santo 1975.
Umberto Boccioni (1882 – 1916)

Oltre a TOT e Broggini, la sede ACI racchiude anche altri tesori, tra cui alcune opere del pittore, nativo di Reggio Calabria, Umberto Boccioni.
Fin dalla sua nascita, l’automobile rappresenta, attraverso lo slancio e la potenza che incarna, un mezzo capace di personificare l’idea stessa di sfida, competizione: la sua identificazione con una energia primordiale le conferisce quindi uno status molto preciso. Soprattutto agli esordi, l’automobile, più che un veicolo, appare come un mezzo agonistico, partecipe insieme ai suoi piloti di imprese sportive favolose che riportano ad avventure quali quelle descritte da Jules Verne e rileggendole in chiave più umana. E’ in questo clima che Boccioni realizza le tempere con i soggetti a motore che appartengono all’Automobile Club d’Italia e che risentono fortemente dell’entusiasmo generato dalla sfrenata corsa dei veicoli e dal vorticoso movimento dei propulsori lanciati in gara. Queste sette opere, dipinte con una tecnica molto sapiente e raffinata, rappresentano, inoltre, l’importantissima testimonianza giovanile dell’opera di un’artista che diventerà uno dei maggiori protagonisti della scena culturale internazionale del Ventesimo secolo.
Boccioni: Automobile in corsa, 1904

Queste tempere possono considerarsi, quindi, come uno dei punti di partenza nello sviluppo della poetica dell’artista sulle linee di forza, sulle compenetrazioni dei piani e le potenzialità dinamiche di un oggetto. Non si hanno notizie documentate sulla committenza delle opere, ma è possibile ipotizzare che vennero richieste dallo stesso Ente che ancora
le possiede.
Questo permetterebbe, inoltre, di datare con maggiore precisione il momento di esecuzione delle tempere, differentemente attribuito dai diversi studiosi. Se l’ACI viene costituito nel gennaio del 1905 si può, allora, supporre che questi bozzetti, conservati insieme ad altri disegni coevi di soggetto simile ma di artisti diversi, non vennero eseguiti prima di quel momento. Ipotesi già avanzata da Anna Maria Damigella che avvicinava le tempere al disegno dal tratto più deciso per la copertina dell’Avanti della Domenica del 12 novembre 1905 con l’incedere saettante di un’auto in corsa.
La maggiore sintesi di questa immagine rispetto ai bozzetti dell’ACI è senza dubbio dovuta alla tecnica di esecuzione, la xilografia, che accentua fortemente i contrasti tra ampie zone di colore, solitamente il tracciato nero in opposizione al bianco del foglio.
Boccioni: Automobilisti in corsa e contadinelli, 1904

Questa tensione verso una forma che potesse rappresentare il senso della vita moderna, Boccioni la trasmette già nei bozzetti per l’ACI attraverso il suo personalissimo modo di interpretare l’accelerazione e l’impeto dell’automobile. Seguendo gli esempi della grafica più all’avanguardia di quegli anni, in particolare quella di area nordica – sull’orma del linearismo caricaturale che caratterizzava i disegni della rivista Simplicissimus o del pungente foglio satirico Punchi – l’artista realizza una serie di opere di grande impatto visivo.
Le sagome seccamente tracciate con un segno marcato che sottolinea i contorni delle varie figure sono disposte a comporre l’immagine senza eccedere in altri dettagli. Attraverso pochi accorgimenti, Boccioni costruisce percorsi prospettici audaci deformando e adattando al formato molto orizzontale o molto verticale ogni singolo elemento o personaggio. Alla novità del soggetto, variamente illustrato in quegli anni, egli accosta piccole scene di genere, lontane da una tradizione tipicamente italiana.
Boccioni: Auto in salita, 1904

La competizione sportiva rappresentava, fin dall’esordio, uno spettacolo nello spettacolo e iniziava, dalla fine dell’Ottocento, a fare molti proseliti anche in Italia. Già nel 1895 si era disputata la prima gara, la Torino – Asti – Torino, alla quale sarebbe seguita nel 1898 la Torino – Alessandria – Torino, poi la corsa sul circuito di Brescia e, nel 1906, la prima larga
Florio con il giro delle Madonie, preceduta nel 1905 dalla Coppa Florio sul circuito di Montichiari.
L’Italia entrava così nel mondo delle competizioni internazionali, terreno di contesa in Europa – fino a quel momento – tra Gran Bretagna, Francia e Germania. Già dal 1904, proprio per espandere il nascente mercato dell’automobilismo e incrementare le esportazioni, in Italia si erano sviluppate una quarantina di fabbriche e officine di montaggio per autoveicoli.
Boccioni: Automobilisti e contadinelli

Il progresso portava a potenziare sempre più la cilindrata delle vetture e a modellare i telai calibrandoli alle esigenze delle nuove prestazioni. Ed è proprio questo tema, la velocità, ad affascinare Boccioni. velocità come espressione di progresso, idea nuova da rappresentare. Una sensibilità moderna attraverso la quale modificare il linguaggio stesso dell’arte, come avverrà qualche anno dopo con il Futurismo, e ridefinire la struttura stessa dell’immagine mediante nuove coordinate spazio – temporali. Nei pannelli dell’ACI è già racchiuso questo pensiero.
L’assoluta sintesi, l’enfasi degli scorci, le angolazioni esagerate, l’improvvisa interruzione della scena creano la sensazione di una durata prolungata nel tempo e, allo stesso tempo del precipitare improvviso dell’azione sullo spettatore. Costruite quasi tutte sulla diagonale della composizione, queste tempere -oltre alla grande freschezza – mostrano un’intensa riflessione sulla maniera di figurare il movimento e una conoscenza approfondita della dinamica del mezzo. Ma anche delle diverse tipologie delle auto da corsa che si ispirano alle forme della Fiat, delle Itala o delle Isotta Fraschini. E lo studio di quelle linee saettanti è il segno di una ricerca che porterà Boccioni verso le dimensioni più universali ed assolute del Futurismo.
Pagina aggiornata il 6 Dicembre 2024